
MODERNO, ELEGIACO:
IL MAI BANALE TORMENTO DEL VIVERE
Prof. Valentino Michelotti
Qui a seguire è rappresentata la parte di opere caratterizzata da pittura a olio, dove l’Artista intraprende un percorso incentrato totalmente sulla figura che diventa l’assoluta protagonista delle nuove opere. I soggetti possono essere ritratti di foto di persone conosciute dall’Artista, colte nel presente o nel passato, occasionali ed inconsapevoli passanti, estratti da frames televisivi, pubblicità ecc.. La scelta va sempre, per quanto possibile, su pose che non siano quelle tipiche che una persona assume quando sa di essere ritratto, in quanto all’Artista non interessa tanto la resa piacevole di un soggetto, quanto piuttosto coglierla in un momento di intensità emotiva per far emergere quanto più possibile l’aspetto simbolico-psicologico legata al soggetto. Si avranno così opere che faranno emergere la nostalgia per il passato, per l’amicizia, oppure l’attesa, lo sconforto, il disinganno. Se le figure sono tratte dal vero, e rese con uno spiccato realismo, con alcuni particolari a volte iper-realistici, gli ambienti, per far risaltare i soggetti, sono spesso essenziali, limitandosi a volte a una sole luce, al cielo, ad ambienti semplificati a volte quasi metafisici, (muri, gradinate, archi, interni spogli).
La tecnica usata, si è detto, è la tradizionale pittura ad olio su tela di medio/grande formato, senza nessuna altra particolare sperimentazione di altre tecniche, ritenute inutili e non funzionali per quello che vuole rappresentare l’Artista. La gamma di colori, in ogni quadro, raramente supera i 4-5 colori (comprendendo il bianco ed il nero). Questo consente all’Artista di concentrarsi su un tratto preciso, senza troppe tentazioni cromatiche che fa risaltare fortemente le espressioni del volto, gli sguardi (raramente rivolti allo spettatore), i segni del tempo, delle emozioni del soggetto, delle pieghe dei vestiti che risultano spesso anche più “tormentate” della scena reale, con lo scopo di sottolineare la gamma dei sentimenti vissuti dal soggetto o evocati dalla scena ritratta.
E’ quindi in questo senso che tutta l’opera dell’Artista a oggi può essere ricondotta alla definizione di “Moderno Elegiaco”. Moderno in quanto sia l’estetica che la poetica (intesi come “contenuto” e “modo di esprimere il contenuto”) della sua opera non sono certo classici ma neanche sperimentali o forzatamente iper-attuali. Elegiaco in quanto l’Artista vuole comunque rivolgersi direttamente alla sfera sentimentale/emozionale di chi si avvicina alle sue opere.
La produzione dell’Artista si divide in due principali filoni, denominati “CLUSTERS”

CLUSTER I: “Quell’Ultimo, eterno, giorno d’estate”
(…) / The grass was greener / The light vas brighter / The taste was sweeter / The nights of wonder / With friends surronded / The dawn mist glowing / The water flowing / The endless river / Forever and ever.
(da “High Hopes” – Pink Floyd – Album “The Division Bell” – 1994)
“Qualsiasi possa essere l’interpretazione della nostra vita, non si può prescindere dall’incontrovertibile fatto che essa è composta da una successione di giorni, e in alcuni di questi giorni restano fissati indissolubilmente le nostre prime speranze, la formazione dei nostri sentimenti, i primi amori, le amicizie disinteressate…” Queste sono le opere sicuramente più “elegiache”, in cui il tema principale è la rappresentazione di un momento, di un periodo bello e speciale come un ultimo giorno d’estate, eterno perchè, nel ricordo, è come se potessimo continuare a riviverlo.

CLUSTER II: “Sofisticata, tormentata”
In queste opere lo sguardo si posa in maniera disincantata e vagamente ironica sulle metaforiche maschere e corazze che bisogna indossare, più o meno volontariamente, per rapportarci con la vita di tutti i giorni. Ci si trucca per sembrare più giovani, seducenti, ci vestiamo eleganti perchè dobbiamo mostrarci sicuri, risoluti per competere, conquistare, fare carriera, emergere… Si deve fingere quello che, non sempre, siamo, e quindi quello che mostriamo è una versione “sofisticata”, nel senso di alterata, non genuina, di noi stessi. Ma non si può reggere per sempre questo gioco a fingere, e comunque spesso non ci fa raggiungere i nostri obbiettivi, e da qui il disinganno, la delusione, la rassegnazione, il “tormentato”. In questo filone i soggetti, per la maggior parte femminili, sono colti, in un momento di autocoscienza (o nel momento immediatamente precedente), di rivelazione a se stessi.